Come farsi accettare un prestito

Una casa, una macchina, un progetto imprenditoriale, l’arrivo di un figlio, la vacanza dei sogni: le occasioni in cui è necessario avere accesso a liquidità immediata sono innumerevoli. Quando la propria disponibilità economica non basta, è possibile rivolgersi ad un istituto di credito per richiedere un prestito.

Molte banche dichiarano, nel loro materiale promozionale, di avere a cuore solo l’interesse del cliente e la sua possibilità di esaudire i suoi sogni. In realtà, però, l’erogazione di un prestito non è un favore concesso dagli istituti bancari, bensì un investimento ben ponderato che le banche affrontano nell’aspettativa di vedersi restituita l’intera somma prestata, maggiorata degli interessi.

Quindi, prima di concedere un finanziamento, gli istituti di credito verificano il possesso di numerosi requisiti anagrafici e reddituali a garanzia della restituzione dell’importo erogato.

In questa guida scopriremo quali aspetti vengono valutati da una banca prima di concedere liquidità, come massimizzare le proprie possibilità di ottenere il prestito e come gestire le richieste di nuovi accessi al credito in seguito ad un rifiuto.

Cosa controllano le banche per un prestito?

Prima di concedere un prestito la banca valuta la solvibilità, o affidabilità creditizia, del debitore: in altre parole, verifica se il richiedente sarà in grado di restituire la somma concessa. L’istruttoria di valutazione, che può richiedere diversi giorni, prende in considerazione i seguenti fattori:

  • età del richiedente: le banche preferiscono erogare prestiti a persone giovani, che hanno una migliore prospettiva di sopravvivere sino al termine del piano di ammortamento. Se invece il richiedente ha un’età avanzata, o se dovrà saldare l’ultima rata quando avrà superato i 75 anni, l’istituto probabilmente solleverà delle difficoltà.
  • situazione patrimoniale e lavorativa: al momento della richiesta di prestito, la banca richiede le ultime buste paga ricevute e la documentazione attestante l’entità del patrimonio del richiedente. Questa verifica serve per valutare la sua capacità di pagare le rate.
  • rapporto tra la condizione reddituale e la somma richiesta: le banche sanno bene che una rata troppo elevata rispetto alle entrate mensili non è sostenibile; pertanto, di solito si rifiutano di erogare finanziamenti che prevedano un rata superiore ad un terzo del reddito netto mensile.
  • storia bancaria: la banca, per decidere chi è meritevole di fiducia, dedica parecchio tempo ad approfondire la storia debitoria pregressa dei richiedenti. Per farlo, fa uso di banche dati pubbliche (come il Sistema Interbancario) e private (come il CRIF), da cui può risalire allo storico di tutti i prestiti e i finanziamenti ricevuti in precedenza. Eventuali protesti passati o presenti possono inficiare la possibilità di ottenere un mutuo. Anche la partecipazione – presente o passata – a società in stato di fallimento può portare ad un diniego.

Prevenire il rifiuto di un prestito personale

Conoscere gli aspetti sottoposti a controllo da parte degli istituti bancari può aiutare nel prevedere l’esito della domanda di finanziamento.

Il principale motivo di rifiuto di un prestito è la situazione reddituale poco stabile: chi non ha un lavoro oppure ha un impiego precario o a basso reddito, potrebbe avere qualche difficoltà a trovare un istituto bancario disponibile a concedere il credito. Chi invece ha un lavoro fisso o percepisce una pensione incontrerà meno ostacoli.

Anche un rapporto tra rata e reddito mensile superiore ad un terzo può essere causa di un esito negativo: la banca valuterà il debito come non sostenibile e rifiuterà il prestito, nel timore di non essere rimborsata. Nella stima della sostenibilità del debito la banca include anche le rate di qualsiasi altro mutuo o finanziamento attivo: in caso di sovraindebitamento, l’istruttoria si concluderà con esito negativo.

Un’altra frequente causa di rifiuto del prestito è la presenza di una segnalazione come cattivo pagatore al CRIF, a causa di mancato o ritardato pagamento delle rate di altri finanziamenti. Anche l’aver prestato garanzia a soggetti che non hanno regolarmente pagato i loro debiti può comportare il rifiuto della richiesta di credito.

In qualche rara occasione, il prestito può anche essere negato per mancanza di informazioni: una persona che non abbia mai avuto finanziamenti risulterà sconosciuto ai Sistemi di Informazione Creditizia e – soprattutto se gli altri requisiti non sono pienamente soddisfatti – la banca potrebbe decidere di non fidarsi e respingere l’istanza.

Ottenere il prestito dopo un rifiuto: cause e soluzioni

Nel malaugurato caso in cui la domanda di prestito riceva esito negativo, la prima azione da compiere è richiedere alla banca le motivazioni del rifiuto. Solo sapendo cosa ha bloccato l’iter sarà infatti possibile attivarsi per rimuovere – ove possibile – questi ostacoli.

Se il credito non è stato erogato a causa di una situazione reddituale barcollante, è consigliabile fare ricorso ad uno o più garanti con reddito stabile, disposti ad accollarsi le eventuali rate non pagate dal richiedente.

Se invece la causa del rifiuto è un rapporto sbilanciato tra reddito mensile e importo della rata, è possibile allungare la durata del prestito, per far calare l’ammontare dovuto mensilmente alla banca.

Quando invece il rifiuto del finanziamento nasce da un sovraindebitamento, si suggerisce di tentare di chiudere alcuni degli altri prestiti in essere, oppure di rimodularne la durata in maniera da abbassare l’incidenza mensile di ognuno.

La situazione più critica sorge quando il prestito viene negato perché il richiedente è segnalato alla Centrale dei Rischi di Intermediazione Finanziaria a causa di insolvenza o ritardato pagamento di debiti pregressi. In questo caso, per il cattivo pagatore non c’è altro da fare che attendere che decorrano i termini per la cancellazione della segnalazione. Se invece è possibile dimostrare che la segnalazione al CRIF è errata e che non c’è nessun protesto a proprio carico, è possibile rivolgersi alla Centrale per richiederne la cancellazione immediata.

Prestito rifiutato: dopo quanto richiederlo?

Dopo aver incassato un rifiuto, è consigliabile attendere almeno 30 giorni prima di avanzare una nuova richiesta di finanziamento presso la stessa banca o un altro istituto. Infatti, ogni richiesta di prestito viene registrata al CRIF, indipendentemente dall’esito.

I nominativi dei soggetti che si sono visti rifiutare un prestito restano segnalati sulla piattaforma della centrale per 30 giorni – appunto – e la loro presenza comporta l’automatico diniego di ulteriori prestiti, anche se tutti gli altri requisiti sono pienamente soddisfatti.

D’altro canto, il mese che deve trascorrere nell’attesa di presentare una nuova istanza può essere proficuamente impiegato per rimuovere gli eventuali ostacoli che hanno portato al rifiuto della richiesta originaria: rimodulare o chiudere i finanziamenti già attivi, cercare un garante e, per quanto possibile, tentare di migliorare la propria situazione lavorativa, reddituale o patrimoniale.

Qualora si avesse una certa urgenza di ottenere il prestito e non si potessero attendere i fatidici 30 giorni, si può tentare di rivolgersi ad una banca differente, sottoscrivendo una liberatoria in cui si dichiara di rinunciare alle richieste di finanziamento precedentemente avanzate presso altri istituti.

Prima avanzare una richiesta di prestito, in ogni caso, è consigliabile effettuare un’autovalutazione dei propri requisiti, per prevedere l’esito dell’istruttoria. Se possibile, è meglio rimuovere gli eventuali ostacoli all’accettazione della pratica prima di presentare la richiesta. Se il proprio nominativo è noto al CRIF come cattivo pagatore, infine, non bisogna perdere ogni speranza: le segnalazioni non sono permanenti e sul portale web della Centrale dei Rischi è possibile prendere visione del tempo di conservazione di ciascun dato. Decorsi tali termini, verrà meno la capacità del CRIF di respingere le richieste di prestito.

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