Come un Consulente Finanziario per aziende può aiutare una PMI a crescere

La complessità crescente delle esigenze aziendali ha determinato negli ultimi anni da parte delle PMI un sempre più frequente ricorso a consulenze specialistiche nel settore finanziario. Ma come può un Consulente Finanziario per aziende aiutare una PMI a crescere?

Il consulente finanziario è un professionista che fa da tramite tra le aziende e gli istituti di credito, e fornisce alle aziende stesse servizi finalizzati ad ottenere benefici per tutti gli stakeholders, dagli azionisti ai dipendenti. Può lavorare in maniera indipendente oppure per una società di consulenza che eroga servizi finanziari, con la quale deve avere un rapporto monomandatario. In entrambi i casi, il consulente per poter esercitare la propria attività deve essere iscritto al relativo albo professionale, cui si accede previo superamento di una prova valutativa sotto la supervisione di Consob e mantenersi costantemente aggiornato sulle evoluzioni delle normative di riferimento.

Gli ambiti di intervento in cui un consulente finanziario può apportare valore aggiunto all’azienda con la propria attività sono essenzialmente quattro:

  1. analisi del credito
  2. copertura assicurativa
  3. welfare aziendale
  4. passaggio generazionale

Cosa fa un consulente finanziario per aziende

L’attività del consulente prevede una fase di conoscenza preliminare dello stato dell’impresa in termini finanziari, al fine di tracciare gli obiettivi da raggiungere. Seguono, quindi, un’analisi delle possibili soluzioni presenti sul mercato, la condivisione con l’azienda e la costruzione di un piano su misura per essa. Per tutta la durata delle collaborazione, il professionista garantisce aggiornamento costante sull’andamento dei prodotti e gli interventi necessari a garantire la tutela degli interessi del cliente.

Cosa fa un consulente finanziario per aziende in termini di analisi del credito? Studia la composizione del debito e le possibilità di investimento del credito. Attraverso l’analisi dei contratti di leasing, mutui e finanziamento può valutare la natura del debito aziendale e dare supporto e indicazioni utili a monitorare costantemente lo stato di esposizione dell’azienda al variare dei tassi di interesse. Può eventualmente proporre anche operazioni di consolidamento del debito.

Per quanto riguarda, invece, l’impiego della liquidità e delle tesorerie può, previa verifica delle linee di credito e della centrale rischi di Banca d’Italia, individuare le soluzioni di investimento che meglio si adattano al business e alle esigenze aziendali.

In merito alla copertura assicurativa un consulente finanziario, partendo dalla valutazione dello stato corrente dei rischi aziendali, individua i prodotti assicurativi idonei e ne monitora l’adeguatezza al passare del tempo, in funzione dei cambiamenti che interessano la vita aziendale.

Fino a qualche decennio fa il welfare aziendale era oggetto d’interesse solo per le aziende di grandi dimensioni, mentre oggi è crescente il numero di piccole e medie imprese che vedono in esso uno strumento di crescita e consolidamento aziendale. In questo ambito cosa fa un consulente finanziario per aziende? Innanzitutto, condivide con la proprietà la necessità di rendere consapevoli i dipendenti dell’opportunità che hanno nel pianificare il proprio futuro pensionistico e illustra loro le diverse soluzioni accessibili, quali analisi previdenziali, impieghi alternativi del TFR o TFM e analisi comparative dei diversi fondi pensione presenti sul mercato.

Il passaggio generazionale, infine, è senza dubbio uno dei momenti più delicati della vita di un’azienda e se non adeguatamente pianificato può comprometterne la sopravvivenza. Esso va, infatti, trattato come un processo ed in quanto tale pianificato per tempo. L’obiettivo deve essere la garanzia della continuità aziendale, senza impatti negativi sulla situazione esistente. Gli strumenti a disposizione devono, inoltre, assicurare il mantenimento e il passaggio delle competenze acquisite, oltre che delle quote azionarie e dei ruoli. Una pianificazione successoria è, infatti, indispensabile per evitare di incappare, alla morte dell’imprenditore proprietario in situazioni di difficile gestione per gli eredi. Le principali soluzioni per raggiungere tali finalità possono essere, ad esempio, i patti di famiglia, il riassetto societario ed il trust. Il patto di famiglia è un contratto, stipulato per atto pubblico presso un notaio, attraverso cui la proprietà trasferisce ad uno o più dei discendenti alcune quote o la totalità dell’impresa. Gli eredi legittimi sono tutelati attraverso liquidazione economica, a meno di rinuncia espressa. Dal punto di vista dell’azienda, il patto di famiglia offre un regime di agevolazione fiscale, ma ha anche dei limiti legati. Innanzitutto, la necessità del consenso alla stipula da parte di tutti i legittimari e la possibilità di essere applicato per trasferimenti ai soli discendenti e non a fratelli, nipoti o persone non appartenenti alla famiglia.

Il riassetto societario prevede la separazione della componente proprietaria da quella gestionale dell’impresa, caso tipico è quello della costituzione di una holding famigliare. Essa rappresenta lo strumento societario in cui vengono conferiti beni o quote di partecipazione. I vantaggi di questa soluzione sono il contenimento di eventuali possibili conflitti, reso possibile dalla razionalizzazione del controllo della società, che viene affidato ad un gruppo di soci, e la diversificazione del rischio imprenditoriale che, a sua volta, contribuisce a tutelare l’azienda stessa.

Il trust, infine, prevede che un disponente, ovvero il proprietario dell’impresa ne trasferisca la titolarità ad un altro soggetto definito trustee, il quale la gestisce come se ne fosse il proprietario. Quest’ultimo, in accordo con quanto stabilito nell’atto di trust, persegue gli interessi di uno o più beneficiari che entreranno in possesso dell’azienda nei tempi e nei modi definiti dall’istituto giuridico.

Quanto costa un consulente finanziario per aziende

L’azienda che decide di avvalersi della collaborazione di un consulente finanziario non eroga alcuna forma di pagamento diretta nei confronti del professionista. Fatto salvo, infatti, per i casi in cui venga pattuita una parcella tra le parti, quanto costa un consulente finanziario per aziende non è noto neppure a quest’ultime. Il consulente viene retribuito dalla società cui fa capo oppure dagli istituti di credito che emettono i prodotti collocati, sotto forma di retrocessioni delle commissioni di ingresso e di mantenimento nel tempo di tali soluzioni.

Entrando nel dettaglio delle voci che determinano la remunerazione di un consulente finanziario è possibile distinguere tra commissioni di ingresso e commissioni sulla totalità del patrimonio gestito. Le prime variano da prodotto a prodotto e consistono nella percentuale sulla somma investita che viene retrocessa al consulente e all’istituto di credito in fase di sottoscrizione del contratto. In questo ambito rientrano anche le commissioni riconosciute per la vendita e l’acquisto di titoli obbligazionari o azionari. Il guadagno maggiore per il consulente è rappresentato, tuttavia, dalle commissioni derivanti dal patrimonio in gestione. Come percentuale sulla somma investita, il gestore di prodotti finanziari preleva un costo fisso di gestione annua che distribuisce alla banca e al consulente, in funzione degli accordi stipulati tra le parti, trattenendone una parte come costo per l’erogazione del servizio. L’azienda cliente non ha contezza di quale sia effettivamente il ritorno economico che il consulente trae dagli investimenti e dai prodotti da essa sottoscritti, in quanto la sua remunerazione viene inglobata nelle spese, al netto delle quali il cliente vede l’ammontare del valore dei propri investimenti.

In generale, l’azienda deve considerare questa figura alla stregua di un partner, un alleato che condivide un progetto con essa, si impegna in prima persona per garantirne la riuscita e trae beneficio in termini economici e professionali dalla redditività che esso sarà idoneo a produrre nel tempo. Indipendentemente dalla modalità di remunerazione, infine, avvalersi di professionisti in grado di analizzare e capire i bisogni dell’azienda cliente, garantirne stabilità e crescita, ha un ritorno economico e d’immagine per l’azienda stessa che va oltre il costo che può avere il consulente.

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